mercoledì 5 gennaio 2011

Cinque, o: "speravo meglio, ma temevo peggio"




Serata conviviale in un locale della città.


Si arriva alle 19, si monta tutto in poco più di un'oretta.


Cominciano ad arrivare gli invitati, qualcuno è un amico di vecchia data anche se è un bel pezzo che non ci si vede.


Saluti e abbracci, con un celato nervosismo.

Infatti gli organizzatori hanno stabilito di iniziare con la parte conviviale, aperitivo, pizza, dolce: "Alle dieci e mezzo finiamo, così cominciate e alle undici e mezzo ci salutiamo".

Bene (si fa per dire). Sorseggiamo lo spumantino e, mentre gli invitati si accomodano ai tavoli, ci ritiriamo in un salottino dal look vagamente postribolare per rivedere la scaletta a seconda della sensazione 'a pelle' che il pubblico ci ispira.
Almeno questa è la scusa ufficiale della cantante, che si mette al lavoro. Tempo ce n'è. Intanto, favorito da strane prospettive, cerco la beatitudine e rifinisco l'accordatura dei fidi strumenti.


Abbiamo lo scatto facile.
Nel frattempo, c'è chi si dedica alla lettura e chi da libero sfogo a ricordi di infanzia su eccentriche poltroncine


Il tempo passa. I camerieri, nostri alleati, ci portano qualche bevanda.Vorrebbero portarci anche le pizze, ma non si può cantare bene con la pancia piena.
Il tempo passa e nutriamo seri dubbi sul rispetto degli orari. A un certo punto ci dicono con un po' di affanno di entrare, come se il ritardo dipendesse da noi. Stanno servendo il dolce.
Capita l'antifona, saltiamo le presentazioni e mentre i cucchiaini attaccano il tiramisù partiamo con una rutilante 'Santa Allegrezza' e un vivace 'Nino lindo'


Inaugurata la stagione del piano-bar etnico, arriva il momento dei canti che richiedono maggiore ascolto.
Evidentemente una buona metà della sala privilegia la parte conviviale della serata (come dargli torto?) e si ritiene disturbata da questi quattro (cinque) fessacchiotti che insistono nel cantare e suonare, e per di più di un argomento da sfigati come l'incarnazione.
Ciò impedisce infatti la soluzione a tavolino dei problemi della politica italiana, delle maggiori squadre di calcio e, in una parola, dei mali del pianeta.
Pazienza.
Si beccano un rimprovero adeguatamente microfonato e noi, approfittando del silenzioso contraccolpo, riusciamo a fare le cose che richiedono più attenzione.

Ogni scaletta non ha più senso. Continuiamo tagliando qua e là e concludiamo con 'Go tell it on the mountain', Anche i salvatori del pianeta cantano il ritornello. Tutti i salmi finiscono in gloria.

La gente si defila, gli amici si stringono attorno a noi che smontiamo. Vengo criticato per aver fatto un rimprovero troppo soft, ma basta, è andata. L'importante è che qualche parola e qualche nota sia arrivata.

Il gestore vuole omaggiarci della cena saltata e prepara un tavolo, cercando il pizzaiolo. Questo povero ragazzo, incappottato e col casco in mano (è l'una meno venti) sta precisamente varcando la porta del locale per andar via, e sono casualmente lì mentre viene richiamato per fare le cinque pizze. Vedo la sua faccia.

Io: Ma no, non importa, vada pure, è tardi per tutti
Lui: No, che c'entra. Riaccendo subito. Avete suonato, è stato difficile.

Grazie.

L'ultima foto è davanti al locale. Viene coniato il titolo del post.




p.s.
Essendomi ripresa da poco per carenza di sonno... aggiungo che la cosa veramente notevole è che abbiamo finito tutto alle due di notte ! la foto che ci vede sotto l'insegna è stata scattata da un cameriere ultragentile e ultrastanco proprio alle due, eppure noi siamo lieti e sorridenti, non per merito di chissà quale aiuto alcolico ma proprio per la gioia di aver vissuto assieme una serata vera, all'insegna dell'amicizia e della gratuità, e scusate se è poco!
merins (alias c.a t.i.)

1 commento:

Unknown ha detto...

Non conosco il "contest" ma mi appare chiaro che, da qualche tempo a questa parte vedo (e ascolto) sempre di più la cattiva (mala..) educazione di un pubblico poco incline al rispetto per gli altri. Altri che ascoltano, altri che suonano, che recitano o che semplicemente fanno con passione qualcosa. Mah... ricominciamo con l'educare all'ascolto il prossimo, magari cambia qualcosa anche nei rapporti sociali. Un abbraccio agli EthnoVoice