domenica 18 dicembre 2011

Natale 2011 - Ricominciamo dietro le sbarre


Anche quest’anno alcuni nostri amici, che fanno compagnia ai ‘ristretti’ nella locale Casa Cicondariale, ci hanno chiesto di cantare per i detenuti. Eccoci quindi per la seconda volta nel pochissimo spazio dell’altare della cappella, mentre la ‘sala’ si riempie di ospiti e sorveglianti, a riproporre la novena siciliana.
E' tratta dal vasto repertorio popolare che narra (senza interventi di musicisti o di poeti blasonati) di quello che succede dall’annunciazione all’epifania.

Proviamo i ritornelli col pubblico, riconoscendo nelle facce i sentimenti più vari, che vanno dal ‘vediamo che vogliono questi scemi’ al ‘mah, facciamo sta cosa che almeno si ride’.

Poi parte il racconto, parole e musica di fila e senza interruzioni.
La musica popolare arriva dritta al cuore, i ritornelli sono sempre più partecipati e gli applausi sinceri, come di chi si rende conto, qualunque sia la sua condizione, che fa parte di un popolo.

Alla fine, una guardia viene verso di noi con un ospite che pare teletrasportato dalla pagina di cronaca: “Vuole cantare l’Ave Maria – ci dice – si può fare?”
Panico. Scambio di occhiate interrogative, timore di rovinare ... l'immagine? Al diavolo.
La chitarra fa gli straordinari e improvvisiamo. Scopriamo trattarsi dell’Ave Maria di Schubert con le parole in dialetto napoletano stretto. L’interpretazione è in un caricatissimo stile neomelodico, ricorrono parole come peccato e perdono. Canta ad occhi chiusi e non fa più caso né al microfono, ne alla gente né alla musica.
Canta col cuore, non si accorge degli appalusi.
Sta pregando.

La cappella si svuota e si riempie di nuovo. Seconda replica, ed anche stavolta notevole corredo di cori e battere di mani nei brani ritmati.
Alla fine, rubando il tempo alle guardie che devono ricondurre gli ospiti in tempo per il pranzo, mi si avvicina uno del pubblico: “ Me le scrive le parole di quello che ha detto? Quello senza nusica”. (faccio un po’ da cantastorie oltre che suonare). Mentre armeggio con i fogli con aria interrogativa, mi spiega: “Le parole precise….le devo mettere in una lettera”.



                             

Mai avuto, un pubblico così…..

1 commento:

merins ha detto...

in effetti abbiamo ricominciato in modo "tosto"...