lunedì 19 dicembre 2011

E continuiamo dagli orfanelli

Casa, scuola, famiglia, camere da letto, cucina, convivenza, poco riscaldamento.

Non è un trattato di welfare (o di crisi). Sono le suore salesiane di un paese qui vicino. Nella loro casa (che non paga ICI) vivono una ventina di ragazzini e ragazzine, dalle elementari alle superiori, dai trascorsi a me non noti ma sicuramente non allegri, e siamo lì a cantare per loro.

Ci accolgono due madri inox, suor Gina e suor Antonella, che nel frattempo hanno da badare alla festicciola dei bambini dell'asilo (che paga l'ICI) con genitori e maestre.


Sarà perchè sono vestite di grigio, ma mi ricordano, nella loro mitezza, degli attrezzi di acciaio resistentissimo con cui il buon Dio riavvita bulloni spanati e rimette insieme pezzi di meccanismi un po' intaccati e arrugginiti, finchè il motore riprende a girare.

Cantiamo in cucina, col tavolo messo da parte e gli strumenti posati sulla penisola di marmo. Sempre la novena siciliana, ormai cavallo di battaglia.

E stavolta la battaglia è contro la tristezza, la durezza precoce della vita, la solitudine.
Chiamiamo in adunata le strofe dei canti mariani e le lanciamo contro l'abitudine.
Convochiamo d'urgenza il racconto della peregrinazione di Maria e Giuseppe fino alla grotta e lo mandiamo a sgomitare contro la sofferenza, accendiamo il fuoco delle ninne nanne a Gesù bambino (nella nostra novena ce n'è una - rarissima - di S. Giuseppe) e le mandiamo a stanare la tenerezza, a colpi di tamburello e di fisarmonica precettiamo ogni umile oggetto campagnolo in modo che venga offerto in dono dai pastori, e finalmente, fatta atterrare l'aviazione galattica sotto forma di stella cometa, mettiamo in campo tre re saggi e solenni che si inchinano davanti al bambinello e (strofa autentica) gli baciano le mani e i piedini.

Vittoria e fine della battaglia.

Lo Stato Maggiore (che non siamo noi, perchè ci mettiamo solo le voci e qualche nota) si congratula con se stesso (pare siano tre generali che sembrano uno solo) e noi passiamo a brindare con panettone e simil-cola, ambedue non di marca. Nel frattempo chiacchieriamo coi ragazzi come se fossero nostri figli, o fratelli, o alunni.

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