martedì 20 dicembre 2011

Nuovi zampognari: il centro commerciale

Un centro (non molto) commerciale a 100 km da casa ha voglia di chiamare gente (c'è la crisi), e un personaggione (contitolare di uno dei negozi) ci invita e ci promette un rimborso spese. Estratto dalla conversazione:

E l'amplificazione?
Niente amplificazione.
Un palco? ...ok, allora una pedana? Vabbè, magari un tappeto? Un angolino con le sedie?
No...dovete girare, specie dove c'è poca gente

Decisione sofferta, ma accettiamo. Tantopiù che possiamo volantinare il giornalino che spiega dove vanno a finire i soldi che (lo sappiamo in partenza) NON raccoglieremo tra il pubblico. E (fattore decisivo) la promessa di un dolce del locale bar.

Beh, si arriva dopo un'ora di strada e si allestisce un veicolo a trazione umana come supporto logistico, subito denominato Ethnomobile.

Esso è sponsorizzato dallla newsletter di AVSI e contiene: una fisarmonica, un mandolino, un violino, un leggio, due tamburelli, sette armoniche, un numero imprecisato di fogli e due borsette da donna. Il minimo indispensabile per suonare.






E' dura cominciare in mezzo a poche persone che ti guardano come se fossi un marziano, ma la faccia tosta ha il sopravvento. Ci posizioniamo vicino al banchetto AVSI (quella cosa arancione che nulla ha a che vedere con la spiritualità asiatica) e attacchiamo.

Assistiti dalla fedele Ethnomobile, ci spostiamo in quattro o cinque posti diversi. Le voci si stancano e gli interventi strumentali si fanno sempre più lunghi, ma siamo nel ballo e balliamo. La claque è assicurata dalle due splendide ragazze-immagine al nostro seguito, che nel frattempo sfogliano la newsletter con le signore, chiacchierano con i passanti (di figli, di crisi,  di paesi lontanissimi e poverissimi) e non disdegnano uno sguardo alle vetrine.

A poco a poco riusciamo a far breccia nella patina di svogliato consumismo che difende gli avventori dalle novità. Qualcuno, cercando di non darlo a vedere, si attarda ad ascoltare un ritornello e si sorprende a canticchiarlo. Anche i genitori presenti non tirano via i bambini, che ci guardano con tanto d'occhi, sorpresi dalla musica per una volta non digitale.

Non ci aspettavamo ovazioni di massa, e ci basta aver grattato un po' di vernice.

Gran finale alle casse del supermercato. Dopo tre ore siamo stanchi e si vede, specie quando, oltre a darsi i cambi con la poca voce rimasta, si tratta di improvvisare la sequenza dei brani, ma si arriva fino alla fine.

La persona che ci ha invitato onora puntualmente, come le altre, la decisiva promessa, che appare sotto la sontuosa specie di florilegi appena sfornati di pasta dolce, crema pasticcera e mele. La stanchezza non ci impedisce di aggredirli a quattro palmenti e di metterci a chiacchierare di cucina siciliana.

Che volete farci, l'arte è arte.

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